The Cultural Livingroom

questo è un salotto, lasciatevi coccolare dal nostro personale altamente qualificato mentre discorrete amabilmente di questo e di quello. il nostro maître, a nome del padrone di casa, vi augura una felice permanenza e vi invita a provare il nostro eccellente moscato.

Monday, May 07, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo III

SCENA PRIMA, Episodio III

Il giorno era finito da un paio d'ore. Dalla finestra di casa Shannon, il gatto Giannone guardava pigro Little Patrick Street stretta nell'oscurità. Sotto il suo occhio felino e imparziale, una sagoma secca procedeva spedita con il passo di chi cammina perché deve. "Dannata Irlanda!! Se va avanti così a novembre potrò usare il frigorifero per riscaldare il caffè" pensava David Simon chiuso nel suo solito trench grigio asfalto. Non sopportava il freddo, lui. Preferiva di gran lunga il calore di un fuoco, o di una donna, o della canna della sua calibro nove dopo un lavoro pulito. Arrivato davanti a Ribbs, si accese una sigaretta e si tuffò dentro, cercando Paul con lo sguardo.
"Ciao Dave! Prendi qualcosa?" gli sorrise una cameriera mentre si accomodava al tavolo.
- "Il solito, Alicia. Grazie"
"Come stai, David?" gli chiese l'amico addentando un pezzo di pollo.
- "Che te lo dico a fare, questo freddo mi uccide. Ho il sangue caldo, io"
"Già... Che ne pensi dei nuovi?" continuò Paul indicando un gruppo che sputava musica frizzante da un angolo buio della sala.
- "Sembrano niente male. In confronto i Deep Purple sono un gruppo rock"
Mangiato il mangiabile, Paul si accese una sigaretta e disse duro e forte:
"Più tardi dobbiamo andare giù al porto. Pare che il Matto abbia qualcosa per le mani"
- "Non ci si può fidare di quello. Comunque ho con me il ferro..." sorrise crudele il secco accarezzando la sua pistola.
"Bene, allora è deciso" concluse quello duro alzandosi "Ma prima facciamo un salto all'Oyster, Frank non ha ancora pagato questo mese"

Sul palco, Nikki si stava guadagnando la paga. I clienti del night club, rapiti, oscillavano avanti e indietro al ritmo della musica che arrivava dal solito grammofono. David e Paul, al bancone, fumavano e bevavano senza preoccuparsi del domani. L'alcol iniziava a far presa nelle loro teste, svuotandole del niente che fino a quel momento le aveva abitate. Finito il numero, Nikki scomparve oltre la porta del privé, seguita da quello secco e dall'altro.
"Sera Frank, come vanno gli affari?" esordì Paul con un sorriso rivoltò al proprietario del night.
- "Come sempre Mr Stevens, come sempre" rispose quello.
"Non ci hai ancora pagato il mese, Frank, io e David ci stavamo giusto chiedendo perché..." la sua voce era gelida come quell'iceberg che aveva fatto fuori DiCaprio in quel film sulle barche.
- "Ma è solo l'undici, pagherò per la fine della settimana" esalò Frank, conciliante.
"I conti si pagano il primo del mese, lo sai" insistette Paul.
- "Ma... è solo l'undici!"
Dave annuì gravamente, come a dire che lui capiva, che se fosse dipeso da lui avrebbe trovato più che volentieri un compromesso, ma che, ahimé, questo non era possibile. Annuì nuovamente, si alzò dalla poltroncina che aveva occupato, come per andarsene, ed estrasse con nonchalance la sua calibro nove dalla fondina. La teneva in mano ora, distrattamente, e altrettanto distrattamente la teneva puntata allo stomaco del buon vecchio Frank.

240 secondi dopo i nostri erano diretti al porto, coi soldi in tasca.
"Non ci posso credere!! Ho ammazzato più gente io della Chiesa Cattolica e quell'invertebrato di Frank si mette paura per te!! L'Irlanda sta male" abbaiò Paul.
David si limitò a sorridere, tirò fuori un fiammifero e si accese una sigaretta, e poi un'altra, e un'altra ancora, e via così finché non raggiunsero i docks, dove il Matto li stava aspettando.
Il Matto un tempo si chiamava Herby Globtrotter. All'epoca era un giovane marinaio americano arrivato a Belfast con la grande guerra e si guadagnava da vivere con il contrabbando e con qualche incontro di boxe. Anni dopo, rincretinito dai colpi presi, si era convertito all'Islam e aveva preso il nome di Muhammed Khattab, chiudendo con i combattimenti e dedicandosi alla pirateria con ogni fibra del suo corpo. Quelli erano stati anni grandiosi per lui, si diceva che nulla entrasse o uscisse dall'isola senza che lui ne fosse al corrente. Paul e David lo avevano conosciuto solo molti anni dopo, quando la poliomelite si era già portata via la sua gamba sinistra e la gente lo chiamava 'Vecchio Achab'. Ma di tutti questi nomi, nessuno aveva superato lo scrupoloso esame degli anni, ormai era semplicemente 'il Matto'. Una volta arrivati al porto, quello secco e quell'altro saltarono sulla barca del vecchio lupo di mare, trovandolo sul ponte a bere whiskey e a cantare un motivo che parlava di una dozzina abbondante d'uomini e di una bottiglia di rhum.
"Cosa bolle in pentola vecchio Khattab? Pare che tu abbia qualcosa da proporci" sorrise affabile quello secco. Il Matto era matto, era vecchio, e si trascinava su una gamba di legno, ma era una leggenda a Belfast: sapeva tutto quello che succedeva in città, ed era la Causa Prima di ogni azione malavitosa.

0 Comments:

Post a Comment

<< Home