The Cultural Livingroom

questo è un salotto, lasciatevi coccolare dal nostro personale altamente qualificato mentre discorrete amabilmente di questo e di quello. il nostro maître, a nome del padrone di casa, vi augura una felice permanenza e vi invita a provare il nostro eccellente moscato.

Thursday, May 31, 2007

Colpo gobbo al libro Rosso

notizia di ieri:

Arrestati numerosi rivoltosi colti in fragrante a lanciare uova di pasqua [ovviamente ripiene di sorpresine scaccissime tipo "Jimmy l'allegro panda busone" o l'aeroplanino di carta telecomandato (con il telecomando che va con le pile dello stereo e ce ne vogliono 9 - il quale numero tra l'altro significa che ne devi comprare una sctaola in più perchè vendute a coppie...), senza dimenticarci del modellino della mini con tanto di Kattab che urina sulla maniglia] contro la vetrina della nuova libreria Feltrinelli aperta in via Oberdan a Perugia. Pare che dietro a tutto ci sia la lunga mano e i finanziamenti del famoso Oscar del famoso ristorante "Da Oscar" che abbia curato appositamente la trasferta dei piccoli contingenti di ribelli da tutta Italia. Il manipolo manifestava apertamente il proprio disagio verso la chiusura della mitica libreria che stava lì da innumerevoli ere, e la quale costituiva un luogo di ritrovo sicuro per "emarginati politici" quali il famoso terrorista già conosciuto con i nome di "Il Bulgaro" e che ora pare si sia rifuguato in preda alla depressione sulla riviera abruzzese, dalla quale ha poi tentato una disperata invasione dell'Albania a bordo di un pattino rubato (fonti accreditate lo danno per disperso al largo di Porto Torres). Il giovane Jack Shannon, subito riconosciuto e arrestato nonostante il travestimento da Chewbecca, ha dichiarato: "maledetti rossi, è uno scandalo! La nostra rabbia non si fermerà...questo era solo un assaggio...non si può fermare la rivoluzione, ho amici che neanche sapete" Il direttore del carcere è preoccupato per i possibili tentativi di evasione da parte dei suoi complici; tali sospetti sono stati confermati dall'intercettazione di alcuni piani in codice che vaneggiano di bracci meccanici e fughe su di una barca costruita con materiale North Sails. Pare si tratti della famosa banda degli ingegneri, ai cui vertici ci sarebbero fra gli altri il terribile arabo Alianoui Khattab e il fratello dell'imputato Chris Shannon, già autori della famosa rapina al mercasette.

Sembra sia invece sfuggito il pluricriminale Paul Stevens, nonostante i tentativi di identificazione da parte di una passante che lo ricordava già a capo dei tumulti verificatisi in occasione dell'apertura della sagra del gatto giannone mentre lanciava mazzi di ukulele fra i passanti scatenando confusione e numerosi feriti tra cui la signorina Zepparelli di La Spezia, pensionata di 105 anni che nella ressa ha perso le occhiaie e due clavicole. "mi pare che conservi lo stesso sguardo truce e rude" ha detto la signora "ma quello era un capellone baluba...non può essere lui!" Pare che il sospetto si sia tagliato i capelli per sfuggire alla GdF. Viceversa prontamente identificato e costretto a torture l'altro pregiudicato, il noto David Simon. Ad aiutare l'identificazione da parte degli inquirenti è giunto il ritrovamento di un capello pubico sul luogo dei tumulti... A nulla sono valsi i vani tentativi del suddetto di affermare di essere lì solo per festeggiare il compleanno della famosa showgirl Shamalaya Shannon (curiosamente imparentata ai due fratelli Shannon...), la quale tra l'altro è misteriosamente irrintracciabile...



Non si sa ancora quali saranno gli sviluppi di questa azione di forza, ma le famiglie sono allarmate. I corpi di polizia stanno provvedendo a diffondere comunicati rassicuratori dicendo che è tutto a posto, e sotto controllo ma come già Max Pezzali aveva predetto "e adesso chi ci crede più..." Il nostro consiglio è di stare lontani dai luoghi affollati, dalle piazze e dalle finestre (che è tornato il freschino e c'è corrente, sennò poi la nonna chi la sente...), si è molto preoccupati per un probabile lancio di panettoni e bottiglie di spumante alla prossima occasione.

Wednesday, May 30, 2007

Si ma....

Ok, è da un po' che trascuro i miei doveri con voi lettori affezionatissimi. Ma qui se non mi muovo io non si muove nessuno!!! Questo non è il mio blog!! È un salotto!! Datevi da fare anche voi (messaggio rivolto in special modo ai membri ufficiali del club). Comunque in mia difesa va detto che ho avuto molti problemi contingenti che mi hanno occupato in questo difficile periodo di transizione ,tra i quali numerosissimi viaggi alle poste e varie notti passate a scrivere (ebbene si ho intrapreso un nuovo progetto che mi impegnerà lungamente - e che resterà inedito fino alla sua conclusione). Ma ora tutto questo è passato. Ora posso finalmente pubblicare la terza parte della saga di Paul and friends. Ora potrete finalmente conoscere quel vecchio pazzo che si trascina giù al porto imprecando, perso nei ricordi di anni lontani. Ma prima lasciatemi saldare i mie arretrati con Orfeo. Ci vediamo dopo qualche ora di buon sonno, se non durante.

Monday, May 07, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo III

SCENA PRIMA, Episodio III

Il giorno era finito da un paio d'ore. Dalla finestra di casa Shannon, il gatto Giannone guardava pigro Little Patrick Street stretta nell'oscurità. Sotto il suo occhio felino e imparziale, una sagoma secca procedeva spedita con il passo di chi cammina perché deve. "Dannata Irlanda!! Se va avanti così a novembre potrò usare il frigorifero per riscaldare il caffè" pensava David Simon chiuso nel suo solito trench grigio asfalto. Non sopportava il freddo, lui. Preferiva di gran lunga il calore di un fuoco, o di una donna, o della canna della sua calibro nove dopo un lavoro pulito. Arrivato davanti a Ribbs, si accese una sigaretta e si tuffò dentro, cercando Paul con lo sguardo.
"Ciao Dave! Prendi qualcosa?" gli sorrise una cameriera mentre si accomodava al tavolo.
- "Il solito, Alicia. Grazie"
"Come stai, David?" gli chiese l'amico addentando un pezzo di pollo.
- "Che te lo dico a fare, questo freddo mi uccide. Ho il sangue caldo, io"
"Già... Che ne pensi dei nuovi?" continuò Paul indicando un gruppo che sputava musica frizzante da un angolo buio della sala.
- "Sembrano niente male. In confronto i Deep Purple sono un gruppo rock"
Mangiato il mangiabile, Paul si accese una sigaretta e disse duro e forte:
"Più tardi dobbiamo andare giù al porto. Pare che il Matto abbia qualcosa per le mani"
- "Non ci si può fidare di quello. Comunque ho con me il ferro..." sorrise crudele il secco accarezzando la sua pistola.
"Bene, allora è deciso" concluse quello duro alzandosi "Ma prima facciamo un salto all'Oyster, Frank non ha ancora pagato questo mese"

Sul palco, Nikki si stava guadagnando la paga. I clienti del night club, rapiti, oscillavano avanti e indietro al ritmo della musica che arrivava dal solito grammofono. David e Paul, al bancone, fumavano e bevavano senza preoccuparsi del domani. L'alcol iniziava a far presa nelle loro teste, svuotandole del niente che fino a quel momento le aveva abitate. Finito il numero, Nikki scomparve oltre la porta del privé, seguita da quello secco e dall'altro.
"Sera Frank, come vanno gli affari?" esordì Paul con un sorriso rivoltò al proprietario del night.
- "Come sempre Mr Stevens, come sempre" rispose quello.
"Non ci hai ancora pagato il mese, Frank, io e David ci stavamo giusto chiedendo perché..." la sua voce era gelida come quell'iceberg che aveva fatto fuori DiCaprio in quel film sulle barche.
- "Ma è solo l'undici, pagherò per la fine della settimana" esalò Frank, conciliante.
"I conti si pagano il primo del mese, lo sai" insistette Paul.
- "Ma... è solo l'undici!"
Dave annuì gravamente, come a dire che lui capiva, che se fosse dipeso da lui avrebbe trovato più che volentieri un compromesso, ma che, ahimé, questo non era possibile. Annuì nuovamente, si alzò dalla poltroncina che aveva occupato, come per andarsene, ed estrasse con nonchalance la sua calibro nove dalla fondina. La teneva in mano ora, distrattamente, e altrettanto distrattamente la teneva puntata allo stomaco del buon vecchio Frank.

240 secondi dopo i nostri erano diretti al porto, coi soldi in tasca.
"Non ci posso credere!! Ho ammazzato più gente io della Chiesa Cattolica e quell'invertebrato di Frank si mette paura per te!! L'Irlanda sta male" abbaiò Paul.
David si limitò a sorridere, tirò fuori un fiammifero e si accese una sigaretta, e poi un'altra, e un'altra ancora, e via così finché non raggiunsero i docks, dove il Matto li stava aspettando.
Il Matto un tempo si chiamava Herby Globtrotter. All'epoca era un giovane marinaio americano arrivato a Belfast con la grande guerra e si guadagnava da vivere con il contrabbando e con qualche incontro di boxe. Anni dopo, rincretinito dai colpi presi, si era convertito all'Islam e aveva preso il nome di Muhammed Khattab, chiudendo con i combattimenti e dedicandosi alla pirateria con ogni fibra del suo corpo. Quelli erano stati anni grandiosi per lui, si diceva che nulla entrasse o uscisse dall'isola senza che lui ne fosse al corrente. Paul e David lo avevano conosciuto solo molti anni dopo, quando la poliomelite si era già portata via la sua gamba sinistra e la gente lo chiamava 'Vecchio Achab'. Ma di tutti questi nomi, nessuno aveva superato lo scrupoloso esame degli anni, ormai era semplicemente 'il Matto'. Una volta arrivati al porto, quello secco e quell'altro saltarono sulla barca del vecchio lupo di mare, trovandolo sul ponte a bere whiskey e a cantare un motivo che parlava di una dozzina abbondante d'uomini e di una bottiglia di rhum.
"Cosa bolle in pentola vecchio Khattab? Pare che tu abbia qualcosa da proporci" sorrise affabile quello secco. Il Matto era matto, era vecchio, e si trascinava su una gamba di legno, ma era una leggenda a Belfast: sapeva tutto quello che succedeva in città, ed era la Causa Prima di ogni azione malavitosa.

Sunday, May 06, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo II

SCENA PRIMA, Episodio II

Era una mattina calda. La pioggia notturna aveva lasciato traccia di se sulle strade ricurve della vecchia Belfast e i passanti indaffarati zigzavano a testa bassa sotto il Sole tiepido. Oltre il vecchio porto, nel solito Oyster Night Club, Paul Stevens stava rendendo irlandese il primo caffè della sua giornata. Nella luce soffusa che filtrava dalle vetrate la sala appariva stranamente grande. Quel posto, pieno di gente durante la notte, appariva affamato e sofferente il resto del tempo. Mr Stevens emerse da questi pensieri tirando una generosa boccata di fumo, davanti a lui la prima pagina del 'Crime Herald' (il giornale di riferimento per tutti coloro che considerano la legge come poco più di un suggerimento) gridava forte e chiaro "Assassinato il noto presentatore Roger Rabbit: un lavoro pulito". Paul, meccanicamente, fece scivolare la propria mano nella tasca del soprabito, dove, da un paio d'ore, avevano trovato alloggio quindicimila bigliettoni. Proprio mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso ruvido, Verity fece il suo ingresso nella sala. Verity Wilde era l'attrazione principale dell'Oyster Night Club. Il suo show era l'ultimo della serata e spesso, dopo aver concluso, si tratteneva nel locale a dare una mano dietro il sipario.
"Uff, che serata!! sono a pezzi. mi offri un paio di caffè?" fece lei rivolta a lui.
- "Certo, nessun problema" rispose lui senza parlare.
La ragazza era una vecchia amica di David Simon e dei fratelli Shannon, e anche Paul l'aveva in simpatia. Forse perchè era l'unica delle ragazze dell'Oyster a non avere la testa solo per decorazione. Finita la cerimonia dei caffè, Verity se ne uscì dal retro salutando con la mano, lasciando lui nuovamente solo coi suoi pensieri.


Una decina d'ore più in la, il night club era nuovamente popolato dalle voci dei clienti. Paul, David e i due Shannon stavano seduti al solito tavolo, armati del tradizionale scotch e ghiaccio. Lo stesso grammofono della sera prima stava passando un pezzo lento e ipnotico di Coltrane mentre le cameriere si rincorrevano per la sala portando bicchieri pieni di liquore ambrato. Mancava ancora qualcosa al primo spettacolo della serata e la stanza iniziava a riempirsi dell'odore acre del tabacco. Nel momento in cui l'ultima nota del sassofono si spegneva nell'aria, la porta del locale si aprì di colpo e due gambe perfette e sagge fecero il loro ingresso sul parquet scuro, portandosi dietro la splendida Gladys Evans.
Nonostante non appartenessero alla stessa categoria sindacale, la Evans aveva lavorato in un paio di occasioni con Jack Shannon, e la cosa aveva fruttato bene. Proprio per questo Gladys e i ragazzi si ritrovavano periodicamente all'Oyster per organizzare un colpo, o comunque per informarsi reciprocamente dei più recenti sviluppi (il mondo del crimine è forse, nella nostra società, quello che si evolve con maggiore velocità, dopotutto).
"Sera boys. Come ve la passate? Ho letto di Roger sull''Herald' di oggi" esordì lei sedendosi su una sedia che David aveva appena tirato fuori dal nulla.
- "Non c'è male" rispose pronto Jack, addormentandosi.
"Ho della merce da piazzare, lavoro recente. Cosa ne pensate?" concluse Gladys sporgendosi in avanti per mostrare una manciata di diamanti a Paul.
- "Beh, dovrei pensarci su... che ne dici Chris?" rispose lui alla scollatura di lei.
"Penso che si possa fare, quanto vuoi?" si intromise Dave, che quando si parla di donne è sempre in mezzo alle palle.
Conclusa la contrattazione, la notte cominciò a scivolare via senza attrito. La Evans è il tipo di donna che ti fa sentire il protagonista di una pubblicità di dopobarba e, in poche ore, Dave e Paul avevano consistentemente intaccato il guadagno della sera precedente. Dopo il numero di Nikki, gli Shannon sparirono per le strade fredde e, poco dopo, furono imitati dal resto del tavolo. Ma ne Chris, ne Jack, ne tantomeno Paul e David si diressero verso casa: "Se non fosse per il lavoro, ogni notte andrebbe bevuta fino all'ultima goccia" ripeteva spesso il buon vecchio Mr Simon. E quella sera erano tutti e quattro liberi.

Saturday, May 05, 2007

Storie Spezzate In Prosa - Capitolo I

SCENA PRIMA, Episodio I

Il grammofono nell'angolo aveva appena attaccato con un pezzo del vecchio Joe ("Cocker: come il cane, ma molto meglio" - almeno cosi gridava il cartellone che pubblicizzava il suo prossimo concerto in città). Paul, appoggiato al bancone (con la testa), stava buttando giù il secondo scotch, assorbendo le note sputate dal basso di T.M. Stevens ("un altro fottuto omonimo") che arrivavano dritte nel suo stomaco come onde di catrame denso e caldo. "Un vero balsamo questo catrame" - sbiascicò tra se e se accendendosi una sigaretta. Il night club era immerso in una luce pesante, scura. Gli uomini ai tavoli, immersi in tutt'altro, osservavano il numero di Nikki in apnea, spandendo attorno a loro odore di sigari e cuoio. Nel suo maledetto angolo il grammofono ora alternava alla voce di Joe il fruscìo rauco e addominale di un sax. La musica saliva a spirali in quell'aria fumosa mentre Nikki chiudeva il suo set mostrando il meglio di se. "Musica di classe, alcol di classe, puttane di classe" pensava tra se e il muro Paul mentre vuotava secco l'ultimo scotch, alzandosi. Con un cenno disinvolto della mano salutò Nikki, che usciva di scena, e Charlie, prima erede in linea diretta, già sul palco. Un attimo dopo, fuori dall'Oyster Night Club, Paul si accese la ventiquattresima sigaretta (una winston rossa che conservava gelosamente da anni). Nella sua testa i pensieri si rincorrevano come fanno il giorno e la notte: molto lentamente. All'angolo con Little Patrick Street, avvolto nel solito trench di pelle consumata, David Simon lo stava aspettando masticando tabacco Golden Virginia.
"Come stai Dave?"
- "La notte è fredda Paul, mi si stanno congelando le palle"
"Preferirei che mi chiamassi Mr Stevens..."
- "Ma vaffanculo, idiota"
Tra Paul e David la storia era semplice, ne avevano passate cosi tante assieme da non aver più segreti l'uno per l'altro. Erano come fratelli, con la differenza che nessuno dei due avrebbe mai ucciso l'altro e soprattutto che non lo erano. David, quello secco, squadrò la calibro nove che teneva nella mano sinistra. "Dovrebbero darci dei fucili per questo genere di lavoro" sputò acerbo. Paul annuì solenne, affogando la winston in una pozza d'acqua nera. "Diamoci una mossa, o presto potrò tagliare lastre di vetro con i miei fottuti capezzoli" disse quello secco stringendosi nel suo trench. Mezz'ora dopo erano davanti al portone di casa Shannon, suonarono.
"Chi cazzo è?" fece sospettoso il citofono.
- "Paul. E anche l'altro"
"Era ora, vi stavamo aspettando"
Dannati fratelli Shannon! Erano i soli a destreggiarsi nei vicoli della vecchia Belfast con maggiore abilità di Paul Stevens. Pochi secondi dopo Paul e quello secco fecero il loro ingresso in casa Shannon, accolti da Chris e Jack (citati in ordine alfabetico e di nascita, proprio come farebbe windows vista).
"Dov'è Shamalaya? È da tanto che non si vede giù all'Oyster" chiese garbatamente Paul puntando la sua colt sul vecchio Chris.
- "Si sta facendo la doccia, ha finito poco fa il turno da Ribbs" rispose Jack per il fratello "bevete qualcosa?"
"Un JD, niente ghiaccio" fece David duro.
"Per me un daiquiri. Al lampone" gli fece coro Paul sapendo che solo un uomo vero può chiederti un drink del genere senza sentirsi omosessuale.
Jack tornò subito con quattro bicchieri e li distribuì.
"Cosa dobbiamo fare questa notte?" chiese infine Chris rompendo il silenzio.
- "Già, per telefono non hai voluto spiegare nulla" rincarò Jack sorseggiando il suo cocktail preferito: rhum bianco e soda caustica.
"Dobbiamo incastrare Roger Rabbit" rispose secco quello secco "La paga è ottima: uno zero seguito da altri due zeri, ma preceduto da due cinque.... praticamente un full"
- "Ottimo. cosa farai con la tua parte Paul?" azzardò Jack svegliandosi di soprassalto.
"Penso che comprerò quindicimila vocali alla ruota della fortuna, Jack"
Paul si accese una sigaretta e trattenne il fumo nei polmoni finche i suoi alveoli non cominciarono a vomitare.
Quello secco, invogliato da tanta visione, sfoderò il pacchetto di Pall Mall scoprendo con disappunto che era vuoto. Per ripicca - e in assenza di alternative migliori - accese una lampadina, tenendo cosi fede al suo speciale sciopero dell'intelligenza. Nel frattempo i fratelli Shannon parlavano fitto e duro. Giannone, il loro gatto a righe orizzontali grigio-viola, emerse dalla cucina inghiottendo la stanza e si posizionò comodo (e duro) sulle ginocchia maschie di Paul Stevens. "Dannata bestia!!!" gli sorrise lui accarezzandolo con un badile. Ora anche David era immerso nel discorso dei due ospitanti e annuiva mesto colpendo ritmicamente il tavolino basso con il mento.
"PAUL!! DAVE!! mi era parso di sentire le vostre voci!!" esplose garrula Shamalaya Shannon presentandosi ai vecchi compagni di mille avventure avvolta nel suo accappatoio blu elettrico trascinando dietro di se galloni d'acqua.
"Sham! sta sera sei più bella di una stecca di Montecristo" fece Paul alzandosi per abbracciarla mentre Dave rispondeva al saluto della ragazza umida con un cenno del capo e uno sguardo denso di complicità. Da quel momento la serata aveva cominciato a decollare. Gli Shannon, vittime del whiskey, intrattennero il secco e l'altro con facezie sempre diverse. Dave, sbronzo duro, con una mano dava corda al mistico duo e con l'altra cingeva a se la bella Sham. Paul, dal suo angolo, osservava la scena. L'alcol ingerito trasformava corpi e oggetti in gocce di colore impazzite che si muovevano davanti ai suoi occhi. Mentre si accendeva la cinquantaseisima della serate fece irruzione nella conversazione, uccidendola a sangue freddo.
"Ragazzi, abbiamo un lavoro da portare in fondo. Andiamo" suggerì facendo sparire la T-shirt con su scritto 'The Boys Of The Old Brigade' sotto il maglione di lana e un paio di biglietti da cento nella tasca dei pantaloni. Salutò Sham con un bacio e precedette gli altri nella strada buia. Quella sarebbe stata l'ultima notte per Roger Rabbit, pensò. E abbozzò un ghigno.